Quando ero bambino, esistevano come noto solo due canali televisivi, in bianco e nero. Ogni trasmissione, di conseguenza, diventava un evento nazional popolare, perché non c’era altro da guardare e tutti guardavamo le stesse cose.
In questo modo, i rari film, gli sceneggiati, le trasmissioni di varietà entravano a fare parte della nostra cultura, delle discussioni di tutti i giorni a casa, a scuola, sul lavoro.
Questo col tempo si è perso, dapprima i canali sono diventati molti di più con le emittenti private nazionali di Berlusconi, poi con decine di altre minori, Sky TV, ma anche noleggio videocassette, DVD, sino allo streaming odierno, diviso peraltro in tante piattaforme diverse.
A questa frammentazione sempre maggiore, si è accompagnato il tramonto del mezzo televisivo, che ormai non fa più parte delle abitudini di molti, che nei momenti di pausa o alla sera aprono e si mettono a sfogliare i social, perché a loro interessa – comprensibilmente – molto di più leggere le cazzate degli amici che quello che ha dichiarato Trump o Bergoglio.
L’unico evento che ha conservato la vecchia natura nazionalpopolare di ogni evento televisivo di un tempo, nonostante l’infima qualità, é Sanremo.
Con questo festival, quasi un popolo intero si riunisce per vedere come si vestono i presentatori e le presentatrici, chi si è
ingrassato, chi è invecchiato e riversa tutto il gossip che una volta restava a casa e scuola sui social.
Tanto é vero che é nato il movimento iononguardoSanremo, cosa che non avrebbe alcun senso per qualsiasi altra trasmissione televisiva.
É una circostanza da non sottovalutare, perché un evento così polarizzante ci fa discutere, confrontare e appassionare, nonostante, ripeto, la qualità tradizionalmente infima dell’appuntamento, da cui la musica di qualità si tiene per lo più accuratamente lontana, tanto che si finisce per parlare e ascoltare di tutto.
Buon divertimento a tutti, un abbraccio.
Sanremo2020