/n«Tutti noi “cuciniamo” nella mente fatti crudi, percezioni, e le trasformiamo in qualcosa di vivibile, pensabile e sopportabile.
Un eccesso di emozioni allo stato protomentale, non ancora cucinate (i “grumi non mentalmente dissolti” di cui parla la Merini) ingombrano la mente e la vita.
Questo carico è doloroso, inquietante, perturbante
In questo senso, la poesia è una cuoca. Aiuta nel compito di rendere commestibile l’indicibile!»
(Filippo Strumia)