«C’è Valerio, cinque anni, che durante il secondo lockdown ha deciso di smettere del tutto di mangiare fino a star male. Dopo essere stato ricoverato al Buzzi avrà bisogno di aiuto per mesi, come Luca, lui di anni ne ha quattro. Quando ha visto morire i nonni per Covid, si è messo a divorare magliette. Le bucava con i denti, anche di notte, a furia di masticarle. È stato prima di perdere le parole, di chiudersi nel silenzio. Poi c’è Teresa, sedicenne: solo lei sa da quanto nascondesse le braccia. Una dottoressa, giorni fa, le ha chiesto di spogliarsi per visitarla. Ed ecco i tagli che si era inflitta: più di cento ricami di solitudine, sofferenza e anni di abusi disegnati sulla pelle. Nina invece ne aveva due prima di essere operata al Niguarda. Profondi, sul volto, ad allungare con una lama gli angoli del sorriso fino alle guance in una perpetua smorfia. “Per somigliare al Joker”, aveva immaginato qualcuno all’inizio. Non era così.»
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