É più difficile, per te, amare gli altri o te stesso?
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Il desiderio è la via della vita
Ti raccomando di meditare nel tuo cuore con attenzione queste parole. Un abbraccio ??????
«Non è poco confessare a se stessi il proprio vivo desiderio.
Molti hanno bisogno di un particolare sforzo d’onestà. Troppi non vogliono sapere a che cosa anelano, perché ciò pare loro impossibile o troppo doloroso.
Il desiderio è però la via della vita. Se non ammetti di fronte a te stesso il tuo desiderio, allora non seguirai te stesso ma strade estranee che altri hanno tracciato per te.
Così non vivi la tua vita, ma una vita estranea. Ma chi altri deve vivere la tua vita, se non tu stesso? Scambiare la propria vita per quella di altri non è soltanto una cosa sciocca, ma anche un gioco ipocrita, perché non puoi mai vivere realmente la vita dell’Altro, fai solo finta, inganni l’Altro e te stesso, perché tu puoi vivere solo la vita che ti appartiene.
Se rinunci al tuo Sé, lo vivrai nell’Altro; in tal modo sarai egoista verso l’altra persona, e la ingannerai. Tutti credono che una vita del genere sia possibile, ma è solo un’imitazione scimmiesca.»
Carl Gustav Jung
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«Ma io vi dico: amate anche i vostri nemici, …
«Ma io vi dico: amate anche i vostri nemici, pregate per quelli che vi perseguitano.» (Matteo 5:44 ICL00D)
È possibile amare i propri nemici?
Ma chi sono, prima ancora, i nostri nemici?
Sono quelli esterni, le persone per cui proviamo avversione, o sono anche quelli interni, le nostre inadeguatezze, i nostri limiti, la nostra finitezza, ciò che in qualche modo fa parte di noi e percepiamo negativamente come un ostacolo?
Prova ad esempio a chiedere ad una persona che soffre di disturbo panico se non considera la sua stessa fobia non solo un nemico, ma il suo più grande nemico… O a chi, ad esempio, non riesce ad apprezzare il proprio corpo e lo detesta…
Quindi, è possibile amare chi ci ha fatto male? Amare una fobia, che ci costringe a vivere reclusi in casa, un corpo che non ci assiste mai come vorremmo, che vediamo brutto, inutile, ridicolo, vergognoso..?
A te la risposta ??
L’uomo di oggi ha una vera e propria passione …
L’uomo di oggi ha una vera e propria passione per la bruttezza e le emozioni negative, come mai in nessun’altra epoca storica. Come mai?
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Ha più successo nella vita chi capisce la logica o chi le emozioni? Chi calcola veloce come un computer o chi ascolta paziente come un essere umano?
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Se tu avessi uno specchio magico che ti mostr …
Se tu avessi uno specchio magico che ti mostra quello di cui hai più paura, che cosa ci vedresti?
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Secondo te, sono più schizzate le avvocatess …
Secondo te, sono più schizzate le avvocatesse o le psicologhe?
All’inizio pensi che potrebbe essere molto in …
All’inizio pensi che potrebbe essere molto interessante avere uno specchio magico, guardando nel quale si può vedere la cosa che ti spaventa di più, per capire che cos’è e iniziarla ad affrontare.
Poi capisci che tutti gli specchi sono già così. Senza bisogno di nessuna magia, ogni volta che ci guardi dentro ti fanno vedere la cosa che temi di più.
Siamo spaventati, infatti, molto di più dai nostri limiti, dalla nostra finitezza, che dagli altri.
Oggigiorno, siamo persino nevroticamente spaventati dall’essere limitati, o «non onnipotenti»: non accettiamo la vulnerabilità, che è la prima cosa da fare per essere davvero coraggiosi, e finiamo così per avere paura di tutto.
Un abbraccio.
È il famoso precetto evangelico del miglio in …
È il famoso precetto evangelico del miglio in più. Funziona ?
«Capitano, il mozzo è preoccupato e molto agitato per la quarantena che ci hanno imposto al porto. Potete parlarci voi?”
“Cosa vi turba, ragazzo? Non avete abbastanza cibo? Non dormite abbastanza?” “Non è questo, Capitano, non sopporto di non poter scendere a terra, di non poter abbracciare i miei cari”.
“E se vi facessero scendere e foste contagioso, sopportereste la colpa di infettare qualcuno che non può reggere la malattia?”
“Non me lo perdonerei mai, anche se per me l’hanno inventata questa peste!” “Può darsi, ma se così non fosse?”
“Ho capito quel che volete dire, ma mi sento privato della libertà, Capitano, mi hanno privato di qualcosa”.
“E voi privatevi di ancor più cose, ragazzo”.
“Mi prendete in giro?”
“Affatto… Se vi fate privare di qualcosa senza rispondere
adeguatamente avete perso”.
“Quindi, secondo voi, se mi tolgono qualcosa, per vincere devo togliermene altre da solo?”
“Certo. Io lo feci nella quarantena di sette anni fa”.
“E di cosa vi privaste?”
“Dovevo attendere più di venti giorni sulla nave. Erano mesi che aspettavo di far porto e di godermi un po’ di primavera a terra. Ci fu un’epidemia. A Port April ci vietarono di scendere. I primi giorni furono duri. Mi sentivo come voi. Poi iniziai a rispondere a quelle imposizioni non usando la logica. Sapevo che dopo ventuno giorni di un comportamento si crea un’abitudine, e invece di lamentarmi e crearne di terribili, iniziai a comportarmi in modo diverso da tutti gli altri. Prima iniziai a riflettere su chi, di privazioni, ne ha molte e per tutti i giorni della sua miserabile vita, per entrare nella giusta ottica, poi mi adoperai per vincere.
Cominciai con il cibo. Mi imposi di mangiare la metà di quanto mangiassi normalmente, poi iniziai a selezionare dei cibi più facilmente digeribili, che non sovraccaricassero il mio corpo. Passai a nutrirmi di cibi che, per tradizione, contribuivano a far stare l’uomo in salute.
Il passo successivo fu di unire a questo una depurazione di malsani pensieri, di averne sempre di più elevati e nobili. Mi imposi di leggere almeno una pagina al giorno di un libro su un argomento che non conoscevo. Mi imposi di fare esercizi fisici sul ponte all’alba. Un vecchio indiano mi aveva detto,anni prima, che il corpo si potenzia trattenendo il respiro. Mi imposi di fare delle profonde respirazioni ogni mattina. Credo che i miei polmoni non abbiano mai raggiunto una tale forza. La sera era l’ora delle preghiere, l’ora di ringraziare una qualche entità che tutto regola, per non avermi dato il destino di avere privazioni serie per tutta la mia vita.
Sempre l’indiano mi consigliò, anni prima, di prendere l’abitudine di immaginare della luce entrarmi dentro e rendermi più forte. Poteva funzionare anche per quei cari che mi erano lontani, e così, anche questa pratica, fece la comparsa in ogni giorno che passai sulla nave. Invece di pensare a tutto ciò che non potevo fare, pensai a ciò che avrei fatto una volta sceso. Vedevo le scene ogni giorno, le vivevo intensamente e mi godevo l’attesa. Tutto ciò che si può avere subito non è mai interessante. L’ attesa serve a sublimare il desiderio, a renderlo più potente.
Mi ero privato di cibi succulenti, di tante bottiglie di rum, di bestemmie ed imprecazioni da elencare davanti al resto
dell’equipaggio. Mi ero privato di giocare a carte, di dormire molto, di oziare, di pensare solo a ciò di cui mi stavano privando”. “Come andò a finire, Capitano?”
“Acquisii tutte quelle abitudini nuove, ragazzo. Mi fecero scendere dopo molto più tempo del previsto”.
“Vi privarono anche della primavera, ordunque?”
“Sì, quell’anno mi privarono della primavera, e di tante altre cose, ma io ero fiorito ugualmente, mi ero portato la primavera dentro, e nessuno avrebbe potuto rubarmela più.»
(Carl Gustav Jung, Libro rosso)
Quanto c’è di autentico in te e quanto è inve …
Quanto c’è di autentico in te e quanto è invece una maschera che ti sei messo solo perché terrorizzato dal giudizio altrui?
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